Ho iniziato questo blog per tenere un diario (motivazionale) dei miei progressi come donna di casa. Dopo anni di frustrazioni e scoramento penso sia il momento buono per provarci seriamente.
Ieri ho parlato delle analogie con una dieta dimagrante, l’esempio più banale di come la volontà debba essere davvero forte, costante ma anche associata ad un metodo efficace e gratificante.
Così come una dieta funziona davvero quando modifica i comportamenti alimentari, anche l‘organizzazione domestica richiede una modifica strutturale del processo. In pratica, l’organizzazione (quella vera, non il buttare la camicia sulla sedia quando mi spoglio…) è un processo continuo, non un fine.
La sintesi è ‘divento ordinata perchè ho imparato ad essere organizzata‘.
L’organizzazione è quindi il frutto di un processo mentale prima ancora che pratico, che nel blog 52 weeks viene sintetizzato con un acronimo (provo a tradurlo in qualche modo):
P come piano di attacco: ovvero la pianificazione degli obiettivi (da qui l’utilità delle liste, di cui parlerò nel prossimo post)
R come rimozione: per riordinare bisogna prima vuotare tutto, liberare lo spazio
O come ordinare in mucchi separati quel che si è rimosso
C come collocare in un posto definitivo gli oggetti
E come eliminare: molte delle cose che teniamo in casa possono essere buttate o regalate per liberare spazio
S come semplificazione: affrontare i problemi uno alla volta, riducendoli in micro-problemi
S come soddisfazione: i risultati si vedono in fretta, e godiamoceli!
O come obiettivo di miglioramento da tenere sempre presente!