Quand’ero piccola mia mamma mi ha abituata a tenere sempre da parte le cose migliori, per non sciuparle, e averle disponibili ‘nel caso in cui’. E con quella mentalità sono cresciuta… finchè non ho capito che quello era il modo migliore per non goderle mai. Intorno ai 10 anni ho iniziato a collezionare perle in vetro di Murano, le tenevo in un vaso prima, poi in svariate scatole, tutti pezzi unici, tutti troppo belli per usarli. Tutto perso in un trasloco, probabilmente lo scatolone che le conteneva fu dimenticato o buttato per errore.
E, nei mesi scorsi, man mano che svuotavo la mia soffitta ho trovato innumerevoli oggetti preziosi ormai buoni solo per qualche cassonetto: degli oli essenziali comprati in turchia mille anni fa quasi totalmente evaporati, fazzolettini di batista ricamati a mano macchiati e ingialliti, babbucce in cuoio fatte su misura dure come cartone, slip in pizzo (ancora con il cartellino del prezzo!) modello ombelicale (…all’epoca erano supersexy!), ecc.
Ora basta, non voglio più tenere da parte le cose migliori per un giorno che non verrà mai. Ogni giorno merita di essere speciale. Oltretutto ho anche deciso di tagliare drasticamente le spese personali e liberare spazio in casa… chiaro quindi che devo consumare quel che ho! Le belle tovaglie, le belle lenzuola, l’intimo migliore, le scarpe pagate un occhio… tutto invecchia, che lo si usi o no… e allora, mille volte meglio goderselo!
Confesso, all’inizio ho provato un vago filo di rimorso… mi sembrava quasi un sacrilegio portare un top di seta ricamato a mano solo per andare in ufficio, o indossare la vestaglia ‘da diva’, ultimo regalo della nonna solo per alzarmi al mattino… ma poi ho colto il piacere, la soddisfazione, la gratificazione… e mi sono sentita molto meno stupida!
Buongiorno. Anche mia madre ha/aveva questa mentalità. In alcuni casi ragiona ancora così (esempio crede ancora nel vestito buono della domenica), in altri, dopo anni e anni si è resa conto di quanto sia stato inutile mantenere immacolato il servizio buono in vetrina. Anni a spolverarlo e mai usarlo,è stato uno spreco e così per grandi occasioni, come il Natale, utilizza tutto. comunque i fazzolettini dovresti ancora riuscire a salvarli lavandoli.
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Anche mia madre teneva della biancheria bella per “quando serve, un ricovero, non si sa mai… ” ma allo stesso tempo rinnovava ciclicamente. Non nascondo che questa idea/abitudine, un po’ sottotraccia, è rimasta nelle mie fibre più profonde, e tendo ad avere una scorta di tutto nel caso “non si sa mai”. Conosco bene la sensazione del “vago filo di rimorso” di cui parli…
Poi lei è volata via a 57 anni appena compiuti e negli ultimi anni si è/mi sono/ci siamo rese conto che le cose vanno godute quando sei in vita e in salute, per la “biancheria da ospedale” c’è sempre il tempo di trovare qualcosa… Allo stesso tempo, per il suo carattere aperto e gioioso, so anche che ora mi direbbe “GO-DI-TE-LA” e sarebbe contenta che io aprissi il mio già citato “baule da corredo” e usassi quella roba. Ho deciso che entro la fine del mese, in un paio di weekend, inizierò ad affrontare quella “montagna” psicologica con tanto di scaffale fisico Ikea messo sopra… 🙂
Grazie per l’aiuto, indiretto, e lo stimolo che mi dai… non immagini. E’ più utile condividere un’esperienza con chi percorre strade simili alla propria che mille libri di auto-aiuto… Thanks!
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Sono d’accordo con te ^_^
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Sì, Laura, decisamente quel baule sta per regalarti esperienze bellissime 🙂
Poi, naturalmente, devi tenerci aggiornate!
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