Uno dei fili conduttori del mio blog, fin dai primi post, è proprio liberare degli spazi per goderseli. Spazi di casa, ovviamente, ma anche dentro di sè, e, per estensione, attorno a sè (che è cosa diversa dal ‘farsi il vuoto attorno’). E’ stato un progressivo cambiamento di pensiero, iniziato quando ero già abbondantemente nell’età matura, e che ora ha assunto una dimensione solida e alquanto benefica. I miei armadi stipati erano un emblema di me stessa, che riempivo ogni attimo delle mie giornate (e spesso serate e nottate) di cose da fare, da vedere, da sentire e da scrivere, che non delegavo niente a nessuno, e incalzavo chiunque (al lavoro, ma anche fuori). La frase che sentivo più spesso era ‘ma tu non ti fermi mai?!’ e ne ero piuttosto compiaciuta.
Rimaneva un enigma come una persona così iperattiva potesse essere definita ‘pigra’ riguardo ai lavori di casa, non sapevo spiegarmelo e cercavo di risolvere questa incongruenza riempiendomi ancora di più l’agenda: nei fine settimana e nelle ferie, periodi nei quali la gente ‘normale’ riposa, io affrontavo le fatiche di ercole sotto forma di armadi da svuotare, stanze da imbiancare, finestre da pulire ecc. Ovviamente facendo una minima parte della mia infinita to do list, col risultato di aumentare ancora un po’ il senso di frustrazione tipico di chi non ce la fa ad organizzarsi.
Parallelamente alla frustrazione accumulavo oggetti. Quasi sempre per ‘dopo’ perchè al momento non avevo tempo: libri da leggere (in futuro), vestiti da trasformare (in futuro), materiale per i miei hobby (anche quelli, chissà quando), ecc. E tutto quel che non buttavo! perchè, ça va sans dire, tutto, un domani, sarebbe servito e avrebbe soddisfatto la mia fame creativa.
E poi ho cominciato a capire che la spirale nella quale giravo non mi avrebbe mai condotto nel mio luogo ideale fatto di casa in ordine, lavoro sotto controllo e tempo libero per quel che volevo. Ho capito anche che l’aggettivo mancante, nella mia vita, era ‘libero’. Associarlo al concetto di ‘spazio’ non è stato immediato e neppure indolore.
L’ho letto in infiniti racconti altrui: per riappropriarsi della libertà bisogna eliminare tutto quello che ce la ostruisce. Imparare a delegare è un passaggio fondamentale: nessuno ti dirà mai che sei un eroe perchè ti sobbarchi il lavoro degli altri (col pretesto che sai farlo meglio), al limite pensano che sei pirla. Dire dei no è un’altra tappa: non sei obbligato ad essere presente ad ogni conferenza, ogni aperitivo, ogni dibattito, ogni cena, ogni progetto, ecc. E intanto cominci anche a capire che stai soffocando. E la tua casa è il luogo in cui più ti senti oppresso.
Ecco, il mio percorso è stato questo, pur con una buona dose di incongruenze, mezzi passi avanti e corsette all’indietro. Ora sono una persona che lavora mediamente 8 o 9 ore al giorno, che riesce sempre a ritagliarsi una pausa pranzo in cui pranza-e-basta, che la mattina appena alzata si lava, si veste, pulisce il bagno (in 2 minuti eh!) e sa già cosa cucinerà per cena. Continuo ad avere poco tempo per le tante cose che vorrei fare, ma ho capito che quel che mi interessa davvero lo devo pianificare: quando, come, dove. Ho imparato che l’esser perfezionista non è una qualità di cui vantarsi e che si può rimediare con un po’ di impegno e umiltà (e con FlyLady).
Ho smesso di portar roba in casa e di tenere quel che posso eliminare. E quindi arrivo al titolo del post: serenità, per me, è quando lo sguardo incontra superfici libere, vuote, pulite, luminose.
Apro gli armadi e i vestiti ci stanno larghi, ci sono ripiani vuoti, sono state tolte mensole e scaffalature che contenevano oggetti inutili. Ho liberato libri, donato abiti, buttato tutto quel che non poteva più servire a nessuno. Ho smesso di acquistare, ho sostituito oggetti ingombranti con altri più piccoli in funzione delle nuove abitudini (per esempio stirare: 15 minuti al giorno anzichè 2 o 3 ore ogni tanto. Via l’asse da stiro ingombrante e largo ad una piccola e pratica da tavolo Ikea da 5 euro! un grande passo nell’evoluzioni delle mie giornate) Per la prima volta da lunghissimo tempo ho la sensazione che alcune parti della mia vita inizino a calzarmi su misura. Rimane così tanta strada da farre che non so se avrò tempo ed energia per arrivare in fondo… ma ho recuperato un bel po’ di entusiasmo e serenità, in quantità inversamente* proporzionale a tutto quel che ho buttato.
*edit: non lo so perchè ho scritto inversamente anzichè direttamente. certe volte i miei lapsus mi inquietano!
Congratulazioni per i tuoi traguardi raggiunti Anna 😀
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…e buon viaggio per tutta la strada che devo ancora fare…
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Questo post mi è piaciuto particolarmente e se ti va di fare un giro sul mio blog l’ho nominato uno dei 3 migliori post della settimana! Il link è http://ordinata-mente.blogspot.it/2014/02/top-of-post-7-3-febbraio-2014.html
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wow grazie, certo che vengo a vedere! e complimenti per l’idea del gruppo, è molto dinamico e motivante!
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Approvo in toto la scelta di Koko! Anch’io ho una to-do-list molto ben nutrita e, dunque, capisco il tuo stato d’animo pre inizio operazioni.
Il gruppo sul decluttering è davvero mitico! Come sai partecipo attivamente.
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Ho imparato che le cose da fare in meno di 2 minuti non vanno neanche messe sulla lista… si fanno subito, e basta! cerco di metterlo in pratica, ma a me piace troppo depennare le voci col pennarello rosso! 🙂
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Io adoro spuntare la lista. Devo essere un po’ malata in questo!
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credo che spuntare le voci di una lista sia uno dei piccoli piaceri indispensabili! io divido in step anche i grossi obiettivi, così posso spuntarli man mano che il lavoro avanza, altrimenti rischio di demoralizzarmi
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