Seguo e leggo svariati blog che, come il mio, parlano di organizzazione della casa e, soprattutto, del percorso per arrivarci. Ho sempre la sensazione che chi li scrive sia più motivata, più costante, più responsabilizzata di me.
Io conosco alla perfezione la teoria, potrei scrivere un post al giorno sulle regole, i benefici, le virtù, i vantaggi, l’essenza e la sostanza del decluttering, delle routines, delle buone abitudini.
In un certo senso credo che scrivere e pubblicare quello che ‘dovrei’, ‘vorrei’ o ‘potrei’ fare sia benefico e salutare (un po’ come scrivere le liste), è un modo per fissare degli obiettivi, ed è il primo passo verso la loro realizzazione. Qualche volta lo faccio, in effetti… ma ho scelto che questo blog sia il risultato di come sto io davvero, di quel che faccio, della mia determinazione che si scontra con l’incostanza, della contraddizione (e/o confusione) tra il ‘vorrei ma non posso‘ e il ‘potrei ma non voglio‘.
Lo stress lavorativo di questi ultimi due mesi mi prende molto più di quanto io stessa non voglia ammettere. E’ lì che devo concentrarmi, per ora. Mi sono resa conto che non riuscivo a scaricare le tensioni (perchè non mi piace chiamarle frustrazioni, ma quello è il loro vero nome) accumulate nelle 10 ore in ufficio: mi limitavo, una volta arrivata a casa, a reagire negativamente, sfogandomi anche nella pulizia. Ecco, io capisco che, a volte, sia salutare liberare le tossine lustrando le porte, ma preferirei evitare. Se il risultato dovesse essere quello di diventare maniaca della casa a specchio come un paio di colleghe-zerbino, grazie tante, no!
E allora mi sono inventata delle piccole routines liberatorie di cui parlerò in un prossimo post. L’obiettivo è che, le ore serali, siano dedicate a me-persona, non ad un automa che discute al telefono mentre passa il mocio, e più si accalora, più sfrega il pavimento.
Obiettivo n.1, quindi: ristabilire le priorità. Tutto il resto viene dopo. Ma quel che volevo dire oggi (e chissà se sono riuscita a spiegarmi) è che io continuo a volermi migliorare nella gestione della casa ed ho imparato a non colpevolizzarmi quando, per qualche motivo, salto delle tappe. Non colpevolizzarsi, però, non significa essere indulgenti… perchè quella è la strada giusta per perdere la rotta (chi, come me, ha alle spalle un lungo passato di vita disordinata sa cosa intendo). Significa soltanto accettare l’idea di andare più piano, impiegarci più tempo, magari alleggerire anche il carico delle routines, sapendo però che, in parallelo, bisogna risolvere le cause di questo parziale rallentamento: non tanto perchè sia fondamentale che la casa sia impeccabile, quanto perchè per me è inaccettabile l’idea che il lavoro occupi 24 ore (oltretutto vedendone retribuite 8)!
Ciao, mi piace molto questo post. MI piace questo sfogo molto vero che rispecchia quello che ci piacerebbe essere o fare rispetto a quello che la realtà e gli impegni della nostra vita ci consentono di portare veramente a termine. L’importante è vivere, prima di tutto e trovare il giusto equilibrio senza rinunciare a nessun obiettivo, ma senza troppi sensi di colpa. Noi donne siamo maestre in questo. ciao!.
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scusa per il ritardo, il tuo commento era stato dirottato nella spam da questo wordpress un po’ pasticcione 🙂 Grazie per la comprensione, e ricordati sempre che i tuoi post sono un’importante fonte di ispirazione e sostegno per me! Anna
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