Ecco un altro dictat di FlyLady, ovvero il tema del mese di marzo. Sembra banale, ma ormai è chiaro che proprio i concetti ‘banali’ sono quelli su cui dobbiamo riflettere di più per trasformarli in veri e propri riflessi condizionati.
Andremmo mai a letto, o in ufficio, o a fare la spesa, senza esserci lavati viso e denti? Ci sentiremmo a disagio al solo pensiero che possa succedere! Usciremmo mai di casa (per ua riunione di lavoro o per incontrare delle vecchie amiche che non vediamo da anni) con una tuta logora e sfondata e delle ciabatte fabbricate ai tempi in cui non esisteva l’Euro?
No, chiaramente. Cerchiamo sempre di essere in ordine quando ‘gli altri’ ci devono vedere… ma poi ci trascuriamo dentro casa, soprattutto se siamo casalinghe (pensionate, disoccupate, mamme in aspettativa ecc). Perchè ‘tanto chi se ne accorge?’
Io lavoro molte ore al giorno fuori casa, ma ho dei periodi (le ferie d’agosto, soprattutto) in cui mi trasformo in una colf da lavori di fatica, vestita però come una stracciona (o come una battona). Memorabile la torrida sera d’agosto -sola in casa, il resto della famiglia era in vacanza- in cui avevo stirato per 8 ore di fila (erano i tempi in cui accumulavo una decina di lavatrici prima di decidermi ad accendere il ferro da stiro), liquefatta da afa e calore… dovevo uscire a buttare l’umido ed avevo addosso un baby doll leopardato della mia giovinezza, praticamente 30 centimetri di tulle, diciamo poco meno che nuda, e zoccoloni da pantera dei tempi che furono.
9 di sera della domenica, chi mai ci sarà in giro in un paesino come il mio? esco… e muoio.
Era in corso la festa patronale, appena finita la processione, e nei 50 metri che separano il mio cancello dall’area ecologica mi sono imbattuta in più gente di quanta non ne abbia mai visto passare di là. Peggio: ragazzi in auto che claxonavano, colleghi impettiti che fino ad allora avevano avuto stima di me, vicine con gli occhi strabuzzati, e il resto preferisco dimenticarlo!
Lì ho imparato la lezione: anche gli abiti ‘da casa’ devono rispettare certe regole. Una delle prime azioni riparatrici dopo la scoperta del metodo FlyLady è stata proprio eliminare tutto quel guardaroba fatto di abiti sfatti, importabili, vecchi come il cucco che tenevo per stare in casa. No, basta.
In casa mi vesto in modo diverso dall’ufficio, per non sciupare e non sporcare i miei abiti, e anche per un sacrosanto bisogno di ‘libertà’, ma mi lavo e mi vesto con cura, mi trucco (poco poco), e, per le routines, allaccio le famose scarpette. Vestirci è un modo per rispettare noi stesse e dare un valore al nostro ruolo, anche quando dobbiamo semplicemente pulire i pavimenti e spolverare. E poi indossare ogni mattina i nostri bei vestiti (preparati la sera prima) è il segnale che stiamo iniziando la nostra attività, qualunque essa sia. E’ il primissimo passo della routine quotidiana, e la cosa migliore sarebbe indossare qualcosa che ci fa sentire bene (tipo tutte quelle cose tenute per anni negli armadi perchè ci piacevano tanto, indossate pochissimo e ormai fuori moda o troppo corte per uscire?! io mi diverto un sacco a svolazzare per casa coi tubini degli anni del liceo… quelli che mi entrano ancora, ovviamente! 😉
(*parlo delle abitudini che ci raccomanda FlyLady, ovviamente!)
Ciao (scusa ma non sono riuscita ad individuare il tuo nome), ho scoperto il blog da qualche giorno e mi sono molto divertita a leggere diversi tuoi articoli che, trovo parecchio interessanti.
Talmente interessanti da inserire il tuo link in un mio post (no che il mio blog sia di chissà quale importanza 🙂 come riferimento a chi vuole avvicinarsi al mondo del decluttering e organizzazione domestica. Quest’ultimo articolo mi ha fatto sorridere e naturalmente, condivido pienamente.
A presto, Cinzia.
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Mi chiamo Anna (devo scrivere il mio nome da qualche parte sul blog, in effetti…), grazie per il commento e per la citazione —> devo venire a leggerla! A presto!
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