Molto interessante il tema della settimana, ma ho dovuto adattarlo alle mie esigenze: io non ho bambini, ma ho adolescenti. Chiunque sia nella mia condizione sa che il periodo critico dura svariati anni e che la coabitazione comporta frustrazioni, senso di fallimento, grandi entusiasmi, incomunicabilità totale, logorrea inarrestabile, muri insuperabili e complicità stupefacenti, il tutto variamente alternato, senza nessunissima capacità di controllare o gestire o neanche soltanto capire il processo. Come dire che tutte le piccole regole che possono valere coi bimbi di solito non funzionano con quattordicenni-quindicenni e oltre… ma mica rinunciamo per questo a farci aiutare?
Io ho trovato il modo per renderli collaborativi, e lo ammetto in partenza, non è esattamente un esempio di contrattazione democratica, ma facciamocene una ragione: in certi contesti il fine giustifica il mezzo! Li ricatto 😀
Armi ne abbiamo, poche ma pesanti: la paghetta, la connessione Internet, le uscite fuori casa. Di tutto il resto mi pare a loro interessi poco o niente. Quindi abbiamo mercanteggiato sull’aiuto domestico che potevano apportare, ma, qui sì, abbiamo dovuto calibrare al millesimo che ‘lui’ non dovesse fare alcun sforzo aggiuntivo rispetto a ‘lei’, o viceversa. A casa nostra vige una parità di sessi al 100%, riguardo le corvées domestiche, e anzi, direi che il più collaborativo sia ancora il ragazzo.
Così ogni mese uno di loro (uno soltanto, a rotazione) si occupa della gestione dei rifiuti, ed è responsabile di tutta la differenziazione e del relativo smaltimento, ma ha anche il compito ufficiale di apparecchiatore e sparecchiatore della tavola e di pulire il pavimento della cucina dopo i pasti. Nei mesi invernali, poi, si occupa anche di prendere ogni giorno la legna per la stufa e, quando serve, vuotare la cenere (ovviamente se non serve alla mamma per i suoi intrugli creativi!)
Ciascuno, ma questo ogni singolo giorno, è responsabile della propria camera, e se devo intervenire io per sistemare (in caso di grave negligenza) ciò comporta una sanzione pecuniaria (decurtamento della paghetta), così come la non osservazione di certe regole: lasciare il bagno in ordine, soprattutto dopo la doccia, portare i vestiti a lavare ecc.
Direte che non è educativo il nostro scambio di beni-servizi, è vero, forse, ma qui è l’unico metodo che funziona… se avete trovato modalità persuasive più efficaci raccontatemele, forse c’è ancora speranza!!!
Bello il tuo articolo…anche per me e’ “una vita di ricatti”…a volte i miei due figli rispettano i turni, altre litigano tra loro per chi deve fare una certa cosa….prima mi mettevo in sciopero….ma per me era un disastro…montagne di panni da selezionare se da lavare o riporre…..meglio il “RICATTO”…..altro che mamme del Mulino Bianco. Ciao..ti seguo sempre con interesse Claudia
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grazie! chiaro che le mamme del mulino bianco conoscono dei trucchetti che io non so, ma in ogni caso alla fine siamo tutti contenti: loro si ‘guadagnano’ la paghetta e io ho alcuni lavori in meno da fare. E si responsabilizzano un po’ (imparare il prima possibile il senso del ‘sacrificio’ e del guadagno è una buona cosa, no?)
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Perché non è educativo? Stai insegnando loro non solo ad occuparsi della propria casa e delle proprie cose, ma anche che il denaro non cresce sugli alberi ma bisogna guadagnarselo!
Io direi che stai prendendo 2 piccioni con una fava: approvo! ^_^
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il mio ‘non è educativo’ vuole essere una provocazione, perchè la puericultura moderna non ammette i ricatti… ma chiunque abbia dei figli sa che sono spesso l’unico strumento di persuasione che abbiano i genitori 😀
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Non si chiamano ricatti, il termine da usare è CONTRATTI ! 🙂
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Hai ragione! 🙂
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