Ecco, questo è il manuale che avrei voluto scrivere io. O che, in seconda battuta, vorrei aver potuto leggere 10 o 15 anni fa (anche se non so come avrei reagito, in quel momento. Forse i tempi non erano ancora maturi, per me… In ogni caso è del 2012!). Certo, se l’avessi scritto io… l’avrei scritto meglio. Ho da anni il sospetto di essere un po’ troppo insofferente di fronte all’assoluta sicurezza di certi autori americani per i quali quel che spiegano è tutto chiaro, ovvio, certo e scontato. Mai mezze misure, e mai dei dubbi su quel che dicono.
Io, lo confesso, ho trovato forzati certi passaggi: quando racconta le (tante) storie di persone a cui ha dato una mano a liberare la casa, Brook Palmer spiega che in un attimo le persone sono ringiovanite, hanno capito, sono state meglio. Non credo sia così semplice, e anche rileggendo alcune pagine i dubbi mi sono rimasti. Fose sono un po’ dura a capire.
Non fraintendetemi, però: io ho davvero amato questo libro. Il punto di partenza è semplicissimo: tutto quel che è di troppo non vale niente, è spazzatura, rifiuto. Rivoluzionario, se pensiamo che spesso conserviamo le cose inutili per il loro valore!
Ecco che capisco cosa sta dietro l’accumularsi di tanti libri (che, pur essendo un’appassionata lettrice, so che non leggerò mai!) o il voler a tutti i costi tenere i diari di scuola di 20 anni fa. Le foto di gente persa di vista da secoli, i giochi dei bimbi ora maggiorenni, ecc.
Teniamo quel che per noi rappresenta un ricordo, perchè a quel ricordo associamo immagini positive. Pensiamo che perdendo l’oggetto se ne vada anche il ricordo. Già, e se scoprissimo invece che chi è insoddisfatto della sua vita presente tende ad avere un’enorme nostalgia del passato, ma quel vivere rivolti al passato ci impedisce di guardare avanti, e quindi di goderci il presente, invischiandoci in una spirale sempre più deprimente? Perchè investire nel passato e lasciarci sfuggire il presente?
Rimanere ancorati al passato è una forma di realtà virtuale. Ci avevate mai pensato? si vive una vita parallela, diversa e distante da quella di tutti i giorni, che poi può apparirci peggiore, meno idilliaca, più difficile.
Quando conserviamo qualcosa che non usiamo, sappiamo che non ci serve. Ma a volte lo conserviamo anche per poterci sentire in colpa, guardandolo: in colpa per aver speso dei soldi inutimente, per aver pensato (sbagliandoci) che ci potesse servire, per aver avuto delle illusioni. Pensiamo, per esempio, alla cyclette, o a un abito di una taglia più piccola… sono certa che avete in mente altri esempi!
E vogliamo parlare del non riuscire a gettare vecchie fotografie, o lettere, o regali di ex, che magari ci hanno anche fatto soffrire?
Non illudetevi che questo libro vi regali soluzioni: no, non lo farà. Ma offre qualcosa di meglio: una chiave di lettura. Vi dice delle cose che toccheranno alcune corde e che, probabilmente, lì per lì rigetterete. Ma poi ci ripenserete. Certo, dipende anche dal vostro rapporto con gli oggetti, dal livello di consapevolezza del vostro disordine interiore. Come dicevo all’inizio, forse 10 anni fa l’avrei chiuso dopo poche pagine, ridendoci su.
Di tanto in tanto troverete degli esercizi. Alcuni, lo confesso, non li ho capiti per niente, altri invece mi hanno spinto a riflettere, e mi sono ritrovata ore o giorni dopo a ragionare fra me e me. Do sempre un valore alto al libro che riesce a smuovere delle mie convinzioni e mi lascia qualcosa che sedimenterà. Non sono una persona diversa, dopo averlo letto, ma ho le idee più chiare. Sono contenta di aver già superato da un pezzo la fase critica del mio disordine, ma c’è ancora tanto da lavorare. Non dimenticate che è vero che ho vuotato la casa… ma la soffitta è ancora straripante!
Ho scelto la versione cartacea, come per quasi tutti i manuali. Il prezzo di copertina è 14,90 euro, 9,90 invece per l’ebook. Autore Brooks Palmer, Editore Il punto d’incontro, 2012, 221 pagine. Se l’avete letto o lo leggerete, fatemi sapere la vostra opinione!
Ho letto solo metà di questo libro, che comprai a metà del 2013, probabilmente a fronte di qualche recensione trovata in rete.
Sono molto d’accordo sui vari punti che hai illustrato: ho incontrato anche io fatica, nella parte che ho letto, ad interfacciarmi con gli esercizi proposti, e molte delle visioni del problema “clutter” le avevo fatte già mie attraverso l’esperienza vissuta ed altri tipi di letture.
Per cui comprendo la visione di Brooks Palmer, ma non mi è completamente nuova. Riesco ad accettarla, anche se non riesco ad applicarla alla mia realtà.
Concordo con te sul fatto che è comunque un buon libro (a prescindere dalle aspettative che avevo nutrito al momento dell’acquisto). Il libro è infatti ancora nella mia zona “letture in corso” e, non appena avrò un attimo di tempo libero, ho intenzione di completarne la lettura. Anche perché, a questo autore, sono in qualche modo un po’ “affezionata”: fui emotivamente presa dal serio problema di salute che l’autore ha vissuto a metà del 2013, nel momento in cui avevo appena comprato il suo libro. Ha infatti subito un trapianto di polmoni, a seguito di una malattia che sei mesi prima lo aveva praticamente portato alla morte. Non è da escludere (lo si deduce dagli scritti del suo blog, che ha anche ispirato il libro) che il problema sia stato causato dallo stesso lavoro che Palmer ha svolto (e credo ancora svolga, con le dovute precauzioni…), respirando in quegli ambienti malsani o inagibili che erano le case degli accumulatori a cui forniva supporto professionale. Ho scoperto questo episodio, appunto, qualche settimana dopo aver acquistato il suo libro, e ci rimasi davvero molto male.
Ora l’autore ha ripreso la sua vita, anzi – dice lui – è nato una seconda volta. Certe esperienze è ovvio ti segnano nel profondo. Il suo blog di riferimento, se può interessare, si trova qui: http://brooks-palmer.blogspot.com
Grazie Anna per la tua recensione… Leggiamo gli stessi libri… 🙂
In questi ultimi mesi io ne sto leggendo uno davvero tosto sull’argomento, e che ho quasi terminato. Questo libro, meglio di quello di Brooks Palmer (almeno per la parte che ho letto), mi sta facendo chiarendo molto alcuni meccanismi dei problemi che sono dietro all’essere disordine ma soprattutto dietro al problema di non buttare via nulla. E’ un lavoro di due psicologi americani che lavorano da molti anni con soggetti sofferenti di accumulo ossessivo-compulsivo ma in particolare di “disposofobia”, che è un disagio particolare legato esclusivamente al fatto di non riuscire a gettare via nulla. In Italia se ne comincia a parlarne da relativamente poco tempo e ci sono solo un paio di psicologi che hanno cercato di fare informazione su questo disagio da non confondere con il D.O.C. E’ un testo molto interessante, quando avrò finito di leggerlo se vuoi ne riparliamo più in dettaglio. A presto! 🙂
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ah vedi, non sapevo i retroscena legati all’autore… in effetti mentre leggevo mi chiedevo che stomaco debba avere uno che sceglie questo mestiere… ma non avevo proprio pensato ai suoi polmoni!
Rigardo alla tua lettura in corso… beh, sai già cosa devi fare appena l’avrai conclusa, spero tu stia prendendo appunti!!!! qui siamo tutti famelicamente ansiosi di saperne di più! 🙂
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Sarà fatto… 😀 😀 😀
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Apprezzo molto questo tuo consiglio di lettura, ero giusto alla ricerca di un ‘punto di partenza’ per cominciare a capirci qualcosa in tutto questo disordine…! =)
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bene! l’importante è lo spirito con cui si parte… e credimi, leggere le storie che Brooks racconta aiuta molto a non sentirsi soli!!! 🙂
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