Presentando il libro di Babauta e la sua/mia sfida ai cambiamenti avevo detto che parecchie delle buone nuove abitudini proposte erano per me già acquisite o comunque non nuove. Settimana dopo settimana mi accorgo che al crescere del numero di comportamenti a cui devo prestare attenzione corrisponde anche un maggior livello di consapevolezza, il che significa che pian piano ce la posso fare 🙂 Il segreto è la costanza: non mollare mai!
Migliorare la mia alimentazione è uno dei punti fondamentali per il 2015, pur non avendo problemi di peso (o forse proprio per quello): per quanto resti fan incondizionata del reparto ‘piatti pronti’ di ogni qualsiasi punto vendita, voglio davvero imparare a nutrirmi in modo regolare e sano. Ed ecco quindi che arriva a fagiolo la sfida n. 6 di Babauta!
Il suo presupposto iniziale è che spesso mangiamo senza nemmeno rendercene conto, ci buttiamo sul cibo perchè siamo stressati, delusi, tristi, impauriti, arrabbiati, soli, annoiati o bisognosi di conforto e gratificazione. Nel mio caso questo si traduce che qualsiasi schifezza mi va bene (non si contano i pasti a base di popcorn e salatini, ehm)
Esser consapevoli di quel che mangiamo può essere utile per separare tutte queste emozioni dal cibo, permettendoci di apprezzarlo per quello che è (e non per il ruolo che gli attribuiamo) e quindi di consumarlo in modo ridotto ma con maggior piacere.
Ed ecco i comportamenti da seguire per raggiungere questo obiettivo:
- scegliere un piatto principare ogni giorno della settimana e impegnarsi a mangiarlo sempre con la massima attenzione e consapevolezza;
- durante questo pasto non fare nient’altro: non guardare la tv, non controllare smartphone o tablet, non leggere. Bisogna mangiare soltanto!;
- si mangia a tavola, su un tavolo sgombero, con un bicchier d’acqua e nient’altro;
- guardare il cibo: si è così abituati a mangiare di fretta che si dimentica spesso di osservare bene quel che abbiamo nel piatto;
- gustare ogni boccone, masticando lentamente per sentire i gusti. Appoggiare la forchetta dopo ogni boccone, inghiottire e aspettare qualche secondo (e respirare) prima di ricominciare;
- fare attenzione ai meccanismi mentali che si innescano quando stiamo per mangiare e mentre mangiamo;
- quando si è quasi sazi prendere una pausa di 5 minuti per capire se si ha ancora fame. Occuparsi di altro (poichè io sono in mensa o in qualche altro posto fuori casa di solito mi attacco al telefono) e poi continuare a mangiare solo se si è sicuri di avere ancora fame.
Per radicare questo cambiamento (che, lo intuirete, ne provocherà poi altri a catena) l’attenzione al proprio pasto va continuata per tutto l’anno, perchè non è facile modificare un cattivo modo di alimentarsi, ma i successi sono estremamente gratificanti!
A questo proposito suggerisco un altro libro di Dominique Loreau letto di recente, e che vi consiglio senza indugio: Il piacere della frugalità. L’arte del cibo che rende felici corpo e anima. (il titolo originale è molto più bello: L’art de la frugalité et de la volupté). Il concetto è di viziarsi mangiando con piacere, ma in modo consapevole e raffinatamente frugale. Ovvero, il sublime piacere del broccolo 🙂
Per chi si fosse perso le puntate precedenti di “52 cambiamenti”:
ah questa parte la conosco bene, cioè intendo la teoria, eh, non la pratica! 😦
il libro della Loreau me lo sfoglio tutte le mattine insieme all’arte della semplicità, sempre suo, e ogni tanto l’arte delle liste….poi mentalmente mi preparo per organizzarmi i pasti giornalieri e…diciamo che almeno due giorni su cinque (lavorativi) riesco nel mio intento….un po’ pochino per riuscire a consolidare un’abitudine!
io mi devo soprattutto applicare nel “mangiare in un posto sgombro” e “durante questo pasto non fare nient’altro”, perchè mangiando in ufficio (me lo porto da casa, se riesco) devo liberare un pezzo di scrivania e comunque rimango davanti al pc…che è una calamita!
l’ideale per avere il tavolo sgombro sarebbe andare in mensa, ma qui scatta il problema contrario: perchè è una mensa con tante scelte e parecchie piuttosto buone….è durissima limitarsi!
perchè oltre al “sublime piacere del broccolo”, non riesco a rimanere nella quantità “del vostro pugno”…qui parliamo dei guantoni 😀
in più io non sono proprio filiforme, diciamo che nel decluttering ci dovrebbero andare anche una decina di chiletti tranquillamente….chissà se alla Caritas li prendono?
grazie per il racconto del tuo percorso, è piacevole sapere di essere in compagnia!
"Mi piace""Mi piace"
io ho la fortuna di non subire il fascino del cibo (detesto cucinare, e mi basta poco per essere sazia) e quindi è abbastanza facile, per me, tenermi sotto controllo… salvo quando mi ingozzo in modo compulsivo (un chilo di meringata in un pomeriggio, per esempio). Voglio davvero imparare ad essere costante, insomma a far sempre ‘la brava’. In mensa ci riesco benissimo: più un locale è affollato e meno ho voglia di mangiare!
"Mi piace""Mi piace"
Questo percorso personalmente l’ho già affrontato da oltre 10 anni, inizialmente per un problema di un semplice sovrappeso che stava invertendo la tendenza, poi a causa di cicliche intolleranze alimentari. Ora sono anni che cucino e preparo io il mio pasto, sapendo cosa metto e cosa mangio. Sul posto di lavoro avrei la mensa, ma con il passare del tempo e delle gestioni si è andati sempre a peggiorare. Per questo, a scapito del mio poco tempo a casa, ogni giorno mi preparo anche il pranzo da portarmi al lavoro (non panini, ma insalatone a mo’ di piatto unico con verdure, cereali o legumi o proteine ecc. oppure addirittura, quando sono più ispirata, l’intero pasto).
Seguo degli schemi alimentari di un nutrizionista che, oltre ad avermi aiutato a gestire la pianificazione settimanale e la spesa, mi hanno permesso di acquisire consapevolezza del cibo che mangio, e una maggiore varietà (ad es. le insalate, da un punto di vista nutrizionale, non sono tutte uguali…) scoprendo ogni volta piatti nuovi che mi gratificano, sia per i sapori sia perché si mangia con soddisfazione ciò che si è preparato con le proprie mani. Questa consapevolezza nel nutrirmi, mi ha inoltre aiutato a sviluppare una “sensibilità” che mi fa capire quando il mio organismo ha più bisogno di alcuni nutrienti invece di altri.
Ed è verissimo anche il discorso di guardare con gli occhi il piatto e ogni boccone che portiamo alla bocca. E poi, mangiare con una adeguata “lentezza”: il cervello ha bisogno di soli 20-25 minuti per avvertire il senso della sazietà, a prescindere dalla quantità del cibo ingerito… 🙂
Il libro citato della Loreau l’ho letto e, per quello che riguarda la mia persona, ho trovato confermate alcune mie abitudini alimentari ormai già acquisite. Ovviamente, anche io incappo come tutti nella spirale “cibo = gratificazione”, soprattutto in periodi di stress, ma l’aver modificato il mio approccio alimentare con consapevolezza ha fatto sì che riesca a meglio gestire quei momenti e a concedermi – con limitazione – qualche coccola alimentare, senza viverla come una tragedia. Via libera a 20 g di cioccolato extra fondente al giorno, che fa bene per l’umore e per il magnesio che contiene, oppure ad un po’ di frutta secca ogni giorno, ottimo antiossidante, ecc.
Certo, non son le patatine fritte, ma mi accontento… 😀
"Mi piace""Mi piace"
per me la mensa è una benedizione, si mangia benissimo (anche molto leggero, se si vuole) e mi risparmia la fatica mentale di pensare al pranzo. posso provare a correggere il mio disordine alimentare, ma temo che resterò sempre una pessima e svogliatissima cuoca
"Mi piace""Mi piace"