L’abbiamo letto tante volte: spesso non è la mancanza di tempo, ma di disciplina, l’ostacolo che ci impedisce di raggiungere i nostri obiettivi, piccoli o grandi che siano. Io stessa ci ho messo molto tempo per capirlo, e per ammetterlo a me stessa… e ancora, arrivata fin lì, non ero pronta per affrontare davvero questo mio limite. Della mancanza di autodisciplina, lo capite, non si possono accusare gli altri, o altro… no, dipende da noi. Il problema è che questa consapevolezza spesso ci sconforta, genera sensi di colpa e ci impedisce di reagire, col risultato che siamo già perdenti prima ancora di provarci.
La preziosa lettura di Babauta è servita, tra l’altro, proprio per permettermi di riflettere a fondo su queste domande: ho abbastanza determinazione per i traguardi che mi prefiggo? e se non ne ho, come posso migliorarmi? Se la disciplina si impara, cosa aspetto a impegnarmi più a fondo? Posso dimostrare a me stessa che riuscirò a farcela?
Ed ecco, quindi, alcuni preziosi consigli dello stesso Babauta, che sintetizzo come pro-memoria per me, e come spunto per chi vuole approfittarne. Non si tratta, ovviamente e come sempre quando si parla di Babauta, di concetti rivoluzionari, ma piuttosto di un insieme di comportamenti semplici, fattibili e assolutamente alla portata di tutti. A condizione di volerci credere, of course.
- Perdoniamoci. Nessuno è perfetto, e quindi nemmeno noi. Un bel respiro profondo, si butta da parte il passato col suo pessimismo, e si parte.
- La disciplina… è solo un’illusione. Non è una cosa concreta, la disciplina consiste semplicemente nel costringersi a fare qualcosa che non si ha voglia di fare: perchè ciò accada, serve la motivazione, senza la quale non si ottiene nulla. Ecco il vero punto fondamentale: ciò di cui abbiamo bisogno è la motivazione.
- Concentriamoci sulla motivazione. Quale motivazione ci spinge verso un obiettivo? come pensiamo di mantenerla viva di fronte a degli ostacoli? Per ottenere qualcosa la motivazione dev’essere forte, meglio metterlo per iscritto, ci servirà soprattutto nei momenti di difficoltà. Ed è un buono stimolo rendere pubblico questo impegno.
- Semplifichiamoci le cose. Spesso siamo portati a partire con grande entusiasmo, ad andare troppo veloci e questo, poi, rende spesso difficile proseguire. Se invece partiamo con passi piccolissimi, e consolidiamo queste abitudini, diventerà molto più semplice portarle avanti.
- Rendiamo più piacevole lo sforzo. E’ difficile abituarsi a fare qualcosa che non ci piace, che ci pesa o ci annoia. Lavoriamo su queste difficoltà, trovando degli spunti per renderle meno pesanti o più piacevoli (aggiungendo una bella tazza di tè, una musica di sottofondo, un ambiente confortevole ecc.) e concentriamoci essenzialmente sul piacere che questi elementi ci procurano.
- Ricominciamo. Ad un certo punto saremo tentati di abbandonare tutto perchè per un qulche motivo avremo sbagliato qualcosa, interrotto o modificato l’abitudine… e questo rimetterà in moto i sensi di colpa, la tendenza alla frustrazione e all’auto-flagellazione. No, sbagliato. E’ stata solo una deviazione, non una disfatta: si riprende in considerazione l’obiettivo (a cui, ovviamente, teniamo), si riconsidera la situazione e poi si riparte dal punto 1.
Funzionano, questi consigli? sì, se ci crediamo, e vogliamo fare dei passi avanti, il metodo è buono e tutto sommato semplice. Quando iniziai il blog, nell’agosto di 3 anni fa, pensavo che il cambiamento fosse solo una questione di impegno e determinazione, poi ho capito che si cambia poco alla volta, e sono infiniti gli aspetti su cui dobbiamo lavorare. A volte avevo (e ho ancora) la sensazione di stare in mezzo ad un enorme terreno brullo che, malgrado i miei sforzi, sembra non trasformarsi mai in un giardino. Ma, per fortuna, girandomi attorno vedo qua e là spuntare piantine e fiorire le mie amate rose, e mi riconforto… 🙂
beh grazie, me li annoto pure io! è vero che a piccoli passi si arriva dovunque, però tante volte si ha proprio l’impressione di non vedere più nemmeno il sentiero….riconfortiamoci!!!! e w le rose!!!
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sì, in certi (lunghi) momenti provo lo stesso sconforto di quando, bambina, ero in mezzo alle piste da sci, immersa nella nebbia, e pensavo che non avrei mai più rivisto la mamma! 😀
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