La mia generazione è stata prevalentemente educata ad avere il massimo rispetto per il cibo e per le cose: non si butta niente, a meno che non sia strettamente necessario farlo. E io ora sono più che mai convinta che questa sia la vera strada per non sprecare nessun tipo di risorsa… a condizione, però, di ridurre drasticamente quello che abbiamo (cibo o beni materiali che siano). Grande sostenitrice nella teoria, mi sono in realtà ritrovata ad acquistare, consumare e poi conservare molto più di quello di cui avrei veramente avuto bisogno (ma di questo parlerò in un altro post). Il punto è che anche le cose che ad un certo momento della mia vita erano assolutamente necessarie, poi sono diventate obsolete… senza però che io volessi o sapessi liberarmente. Questo è stato uno dei grandi errori nell’organizzazione della mia vita: ora che lo so, cerco di porvi rimedio 🙂
Prendiamo il Walkman della foto: perchè era finito in soffitta (e ci stava probabilmente da una ventina di anni)? Immagino che un bel giorno abbia smesso di funzionare, o sia stato sostituito da un lettore più avanzato, probabilmente l’avrò conservato in qualche cassetto per un po’, non volendo assolutamente separarmene per il legame affettivo che ci univa, (era stato compagno insostituibile di tanti viaggi ed avventure…). Il giorno in cui poi lo tolsi dal cassetto per far posto a qualcosa, scommetto di aver pensato, di nuovo, che non potevo assolutamente buttarlo: ed ecco che, assieme a tanti altri ‘indispensabili ricordi’ è stato ad impolverarsi per anni e anni, nell’oblio più totale. Ho riempito una decina di scatoloni di oggetti di quel tipo, senza rimpianti, ricordandomi quel che scriveva Terzani in ‘Un indovino mi disse’: “La storia dietro ogni oggetto era quel che ci sarebbe rimasto. Dell’oggetto in sé non ci sentivamo che dei temporanei custodi.” Ecco, la storia rimane, l’oggetto può andarsene…
Ho eliminato anche i diari di gioventù: quanti inseparabili quaderni riempiti pagina dopo pagina, per anni, e mai più letti! Io non sono una di quelle che riguarda le cose del passato, soprattutto se molto lontano, forse perchè non ho ancora del tutto chiuso i conti con quel che avrei voluto essere e non è stato (e anche qui, comunque, qualcosa l’ho imparato vuotando la soffitta!). Ho salutato con affetto tutti quei ricordi, ho scattato qualche foto, e li ho affidati serenamente alla campana per il riciclo della carta.
Mi sono imbattuta anche in un’infinità di lettere, cartoline, appunti e schizzi… ero una grafomane appassionata, avevo amici e amori ovunque, e accumulavo scatoloni di corrispondenza di ogni tipo. Ho passato qualche ora a frugare, a caso, tra quelle cose un tempo tanto amate… e prima di lasciarli per sempre ho fotografato soltanto un messaggio di amore, quasi un simbolo di quanto siano effimeri, volatili e deliziosi gli amori giovanili… e stavolta citando Guccini (“Cencio”): Addio amico venuto dal passato per un momento appena, addio giorni andati in un soffio, amici mai più incontrati; s’ciao, giovinezza…
Anna, hai tutta la mia ammirazione! Penso di avere anche io un walkman da qualche parte… Il lavoro che stai facendo è davvero molto profondo, come impegno e come pulizia interiore. La nostra generazione, figlia della precedente proveniente dalla guerra, purtroppo – come sottolineavi tu – è stata abituata a conservare, riparare, riciclare e di conseguenza a far vivere i nostri oggetti insieme all’affetto che nutrivamo per loro. Ricordo di quando mia madre recuperava cose che mio padre (pur coetaneo) buttava, e lei teneva, conservava, con la classica frase “non si sa mai”… Io la criticavo, faticavo a capirla, e invece oggi sono diventata (forse) peggio di lei. Piena di roba, che non riesco a lasciare andare. Dopo tanti libri letti ho capito che tutto questo, nella nostra epoca, non va bene: non perché si debba necessariamente vivere nel consumismo, ma perché non ci fa vivere bene, ci fa sentire tante chiocciole con la zavorra sulla schiena, di casa in casa, di stanza in stanza. Tu, Anna, da quanto ci stai mostrando, questo salto di coraggio lo hai fatto, e io sono molto felice per te. Credo che ci sia un momento in cui qualcosa scatta, dopo tanta consapevolezza. Io quel momento lo sto ancora cercando: continuo ad esserne consapevole, ogni giorno di più, ma non riesco a non sentirmi sopraffatta dalle emozioni e dagli oggetti, e soprattutto dall’idea del tempo di cui ora avrei bisogno per smaltire il tutto… Continuo a leggerti, mi hai sempre aiutata, chissà che non mi aiuti anche stavolta… 😉 Bravissima, continua così!
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Mi vien da piangere, un grosso repulisting generale è quello che mi accingo a fare in questi giorni mentre tutti sono al mare o per monti. Solo il pensiero di ciò che mi attende mi sfinisce ma è assolutamente necessario, non solo per i miei spazi ma ancora più per la mia mente appesantita da questa mole di roba forse non del tutto inutile, ma di fatto poco o mai usata, superflua.
Stamattina ho attaccato con vecchie cassette VHS, ne ho fatte fuori la metà, il resto vorrei farle riversare su supporto più a passo con i tempi, ma devo capire i costi, se no tutto in discarica.
Ovviamente faccio questo con almeno 15 anni di ritardo sui tempi e relative tecnologie.
La cosa che mi appare chiara e che mi fa piangere il cuore se guardo ai miei Sacchi neri o a quelli per la discarica é quanti soldi ho buttato via nella mia vita per cose di cui non ho mai, o raramente, usufruito o goduto. Tanti, veramente tanti, che spreco.
L’unica cosa di cui sono soddisfatta é che da qualche anno ogni mio acquisto é molto molto molto più ponderato rispetto al passato, salvo rarissime eccezioni, specie con vestiti. Me ne accorgo perché sto usando con piacere ed alta rotazione tutto quello che ho acquistato.
Ti ammiro tanto per i lavori di bricolage “pesante” ovvero edilizio: dovrei farne a iosa pure io ma non saprei nemmeno da dove iniziare per passare lo stucco prima di imbiancare.
Buon lavoro 🙂
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Ciao Mousymouse, mi permetto di risponderti anche io, perché leggendoti vedo me stessa… capisco bene le tue emozioni, che spesso sono le mie… ho letto tanto su questo argomento, sul decluttering materiale ed emozionale, sulla riorganizzazione, tento di seguire e non mollo il metodo Flylady, ma dalla teoria alla pratica il passo non è così semplice… Anche se i progressi stentano, queste letture e la condivisione con Anna mi stanno aiutando ad avere consapevolezza, e questo secondo me è moltissimo per non scivolare nel baratro dell’accumulo (perché anche se non a livelli gravi, sempre di un accumulo si tratta). Però una cosa delle tante che ho compreso è che quel denaro che noi sentiamo così fortemente (e giustamente) sprecato per le cose di cui non abbiamo goduto, è – di fatto – comunque sprecato, anche quando quelle cose le continuiamo a possedere senza usarle. Oggetti stipati, che neanche vediamo più, continuano ad essere un valore economico non valorizzato, anche quando non riusciamo a liberarcene… vedi se questa angolazione può esserti un po’ di aiuto. Buon percorso anche a te… 😉
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Guarda, a proposito di cose inutili se potessi mi libererei anche della macchina che però mi è indispensabile andare a lavorare (e se potessi fare a meno di ciò sarebbe la felicità più grande visto che sento di aver già dato parecchio), e di una casa troppo grande a favore di un buchetto molto bene studiato, organizzato ed efficiente dal punto di vista energetico.
Quando penso che tra mantenimento macchina, casa, riscaldamento, bollette etc se ne vanno tranquillamente 3/4 mesi di stipendio, più il tempo di gestione della stessa, mi verrebbe voglia di mandare tutto e tutti non posso dire dove.
Essenziali solo iPad e/o PC, bicicletta, racchetta tennis.
Ti consiglio su YouTube, se c’è ancora, un documentario americano che si chiama “Tiny House Movement” e capirai meglio di cosa parlo.
Qualcosa si sta muovendo anche in Europa, ovviamente in paesi del nord come Olanda e Belgio, piccoli e con alta densità abitativa: qui siamo ancora al sogno della casa con il salone di 70 mq, lavorare 40 anni per pagarlo, e i sabati passati in ginocchio a passare la cera.
Altro che decluttering, a 51 anni sto mettendo in discussione la mia vita e cosa voglio fare di quello che ne resta.
Scusa, magari sono andata fuori tema 🙂
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…che bel dibattito! Sapete entrambe quanto vi senta vicine, sia per età che per esperienze e idee comuni! Ho capito una cosa, nelle lunghe ore passate a vuotare e pulire di sopra: c’è un tempo per ogni cosa, e quel tempo, per la mia soffitta, era adesso. Ho capito perchè negli anni scorsi non aveva funzionato: perchè non ero ancora in grado di buttare, di superare il concetto di ‘valore’ degli oggetti, di loro ‘possibile utilità futura’ e soprattutto perchè volevo sì ordine e pulizia, ma senza separarmi dalle cose. Mi sono resa conto di quanto abbiano sedimentato letture che pure non avevo apprezzato fino in fondo (l’antipaticissima Marie Kondo su tutte!) e di quanta saggezza ci sia nelle semplici eppure incisive parole di Keisuke Matsumoto (manuale di pulizie di un monaco buddhista). E’ stato un processo catarchico, un’esperienza importantissima… Come voi anch’io sto rimettendo in discussione la mia vita, lavorativa e non, e l’obiettivo numero uno per ora è ‘trovare ovunque spunti per essere serena’. Non gioco a tennis, ma ho delle insostituibili scarpette da trekking, e forse è arrivato il momento di comprare anche i bastoncini: voglio invecchiare camminando ! E al lavoro, ormai, dedico meno energie possibili, in modo da averne a sufficienza per godermi ogni singola serata (fosse anche a leggere sul divano!): non ha senso vivere aspettando i weekend e le ferie!
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