Eccolo qui, il libro di cui parlavo nel post precedente. L’ho comprato qualche tempo fa approfittando del suo prezzo molto ribassato (l’ebook viene solo 2,99 euro), e quasi certa che mi sarei pentita dei soldi spesi.
Io col metodo Kaizen ci ho lavorato parecchio svariati anni fa, ho fatto corsi su corsi, l’ho visto crescere in azienda, prendere lentamente piede e poi evolversi verso nuovi sistemi gestionali, ma mi era rimasta la sensazione positiva del miglioramento continuo ottenuto con piccoli sforzi (e con pochissima spesa). Ricordo che già allora avevo cercato manuali per adattarlo alla vita quotidiana ed avevo recuperato soltanto un libro giapponese dalle foto molto interessante, ma -chiaramente- dai testi incomprensibili.
Ecco perchè questo libro mi incuriosiva, anche se non volevo dargli troppo credito… E invece, invece.
Da Wikipedia: La vision della strategia Kaizen è quella del rinnovamento a piccoli passi, da farsi giorno dopo giorno, con continuità, in radicale contrapposizione a concetti quali innovazione, rivoluzione e conflittualità di matrice squisitamente occidentale. La base del rinnovamento è quella di incoraggiare ogni persona ad apportare ogni giorno piccoli cambiamenti il cui effetto complessivo diventa un processo di selezione e miglioramento dell’intera Organizzazione.
Non mi piace il modo di scrivere dell’autore (anzi, spesso mi irrita…), ma i contenuti sì, li ho trovati interessanti.
Il punto di partenza è che quando vogliamo effettuare un cambiamento su noi stessi possiamo attuare due diverse strategie: una drastica, il ‘si cambia tutto’, e quella dei piccoli passi quotidiani. La prima richiede determinazione, coraggio e volontà da vendere, offre gratificazioni enormi se riesce, ma ha un altissimo rischio di fallimento, la seconda è talmente facile da sembrare ovvia (o inutile), necessita di tempi più lunghi, i risultati arrivano poco alla volta, ma sul lungo periodo è sicuramente vincente. Un tempo avrei scelto senza esitazione la prima strada, ero quella del ‘tutto, subito, in una volta sola’… ma a 48 anni no, non ne sarei capace.
Qualunque sia l’obiettivo che cerchiamo, dal perdere peso al lavorare più serenamente, possiamo dunque decidere di affidarci ai piccoli passi (quel che succede, per esempio, quando anzichè mettersi rigidamente a dieta ci si affida ad un nutrizionista che ci insegna semplicemente ad alimentarci in modo corretto e salutare), ed impariamo subito qualcosa: che quel che definiamo stress, e che non sapremmo chiamare in nessun altro modo, il più delle volte è soltanto paura. Paura, anche, del cambiamento che ci attende, benchè lo desideriamo.
Un dei modi che abbiamo per gestire le nostre paure è trovare delle risposte, tranquillizzarci, insomma. Ed ecco una rivelazione che mi ha lasciato a bocca aperta, perchè era ovvia, ma non lo sapevo: facciamocele, queste domande, se abbiamo bisogno di risposte! Così ho capito anche il meccanismo che ci permette di avere le intuizioni… l’ippocampo gestisce le informazioni usando come criterio decisionale la ripetizione… il che significa che più spesso io mi pongo una domanda, più insistentemente si chiederà al cervello di dare una risposta. Le domande, dice l’autore, stuzzicano e sollecitano il cervello molto più degli imperativi, a condizione, però, che siano ‘domande semplici’, ovvero che non siano così complesse e impegnative da scatenare la paura perchè in quel caso il cervello inibisce la creatività, ci paralizza, e ci lascia senza risposta!
Così, chiedendoci più e più volte qulcosa (quelle piccole e semplici domande in stile Kaizen) stimoliamo la corteccia cerebrale a trovare delle risposte ‘creative’ che possono arrivare in qualunque momento, ovvero quando sono pronte… il che è indipendente da ciò che stiamo facendo in quel momento!
E che dire della ‘scultura mentale‘? Ne avevate mai sentito parlare? è un metodo per ricostruire mentalmente (in 3 dimensioni e coi 5 sensi) quelle situazioni che, per esempio, ci spaventano, ci intimidiscono, o ci incuriosiscono… un modo per ‘vivere in anticipo’ qualcosa, prepararci a gestirlo e a conoscerlo.
Poi è chiaro che ci si possono fare domande e ci si può preparare mentalmente, ma servono comportamenti… che, abbiamo visto, devono essere ‘piccoli’. Dei passi, appunto.
Un esempio, tanto per restare in tema con questo blog: vogliamo imparare ad essere ordinati? impostare il timer a 5 minuti, riordinare, e fermarsi quando suona. Conosciamo bene questo sistema, vero? e sappiamo anche che è utile (io, almeno, l’ho capito da un po’ di mesi!)
La parte interessante non è, ovviamente, la sequenza di piccoli gesti, ma il capire perchè e come funzionano. Capire perchè possiamo attuare un cambiamento (di qualsiasi tipo, ripeto) senza mettere in moto meccanismi rivoluzionari che ci spaventerebbero per la loro portata. Capire che quei primi piccolissimi passi non hanno alcun effetto reale sull’obiettivo che vogliamo raggiungere, ma un enorme effetto psicologico.
Il libro racconta molto altro… ma io mi fermo qua, il post sta diventando lunghissimo e rischio di trascinarlo per altri tre giorni. 😀
** Un piccolo passo può cambiarti la vita. Il metodo Kaizen applicato alla realtà di tutti i giorni, di Robert Maurer. Vallardi Editore, 2013. 143 pagine, prezzo di copertina 10 euro, ebook 2,99 euro **
Aaaaahhhh eccolo, finalmente. Sai che non lo conoscevo? ma mi sembra molto utile, ricco di spunti di riflessione, soprattutto per una come me che deve fare tutto subito e contemporaneamente… sob…
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per la verità non si rivolge tanto a chi è capace di fare tutto e subito, ma a chi vorrebbe, non ci riesce e si sente frustrato (com’ero diventata io, insomma!)
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..eccomi allora! io vorrei, mi sbatto, mi allungo e strizzo, ma le 24 ore restano 24 … e poi mi deprimo, chiaramente!
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mai deprimersi, siamo superdonne!!! 🙂
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Me lo segno tra le prossime letture per l’estate! Stavo proprio pensando in questi giorni a come riadattare a casa la filosofia del miglioramento continuo che stiamo adottando sul lavoro. Eccoti qui la risposta 🙂
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buona lettura! 🙂
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Indovina? L’ho comperato e lo sto leggendo a piccoli tratti (la sera a letto, se non crollo prima di arrivarci, e sui mezzi pubblici durante i miei tragitti casa-lavoro). Mi sta piacendo, non so dirti in cosa, ma confido molto nella sensazione personale di trovarci piccole soluzioni per me. Sto leggendo il secondo capitolo e già mi è arrivato, inaspettatamente (visto che siamo ancora nella fase introduttiva del libro) un “direttissimo” sulla faccia (della serie “te lo dico direttamente io qual è il tuo problema che fai finta di non vedere…”) 🙂 e quindi mi aspetto (per me) grandi cose da questo testo… 😉
So che per leggere il metodo Kaizen sto tralasciando di terminare la lettura del secondo manuale del monaco buddhista, e il conseguente guest post, ma questo libro da te recensito al momento mi sta interessando molto. Grazie per il tuo post, proficuo e stimolante come tutti gli altri, come sempre: ti aggiorno che, terminata definitivamente la mia cefalea, ho trovato spazio per la mia piccola dispensa alimentare di cui ti avevo accennato, ho buttato via una trentina di riviste decennali, ho di conseguenza trovato posto per una trentina di libri che mi giravano per la camera (i libri in fase di lettura o sospesi, che ora hanno trovato dimora in una pratica “biblioteca su rotelle” che avevo creato io con articoli Ikea), ho in corso d’opera il ripristino di un carrellino che pensavo di eliminare e che invece, temporaneamente, ospiterà i miei libri sul Pilates, in attesa di eliminare altre cartacce… Sto forse passando dalla teoria alla pratica? 😀 😀 😀
Grazie, Anna!
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ah, che bello, certo che sì cara Laura! io invece sto passando una fase di pigrizia mista a superaffaticamento. Il periodo di formazione si sta rivelando molto faticoso, e quel che riesco a fare nel tempo libero è indegno di questo bolog 🙂
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Il “famoso” carrellino ripristinato per ospitare i miei libri che non trovano il loro posto in libreria? … Ho trascorso giorni a ripulirlo tutto, il carrello fatto da ottone e due ripiani in vetro. Boccette di Sidol, guanti, olio di gomito per ripristinare l’antico luccichio. Finalmente, il momento di rimontarlo (ho dovuto smontarlo nei vari pezzi per fare meno fatica e fare prima) assaporando la fotografia mentale di vedere tutto in ordine con i libri sopra. Ad un certo punto del montaggio una lastra di vetro ha perso l’equilibrio e nonostante mi fossi messa su un tappeto… è caduto a terra di piatto e toccando il pavimento si è frantumato in millemila pezzi… Mi sono ovviamente anche procurata qualche taglietto alle mani, ma per fortuna avevo le scarpe ai piedi come ci ha insegnato Flylady. Ma Flylady ha per caso previsto anche un apposito cornetto portafortuna da utilizzare nei momenti sfigati come quello che mi sta accompagnando in questo 2014…? 🙂
Ci scherzo su, per sdrammatizzare ma dopo tutta la fatica che ho fatto, mi ritrovo con il problema non risolto, i cocci da raccogliere, i libri che non so dove piazzare, rifiuti particolari da dover portare ad un centro di raccolta rifiuti (chissà quando potrò farlo…), e la quotidianità arretrata per colpa di questa genialata che ho combinato. Sono avvilita.
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FlyLady ti guarderebbe desolata, come faccio io ora… ma subito dopo ti direbbe che non ti sei fatta nulla; con tutte quelle schegge di vetro avresti potuto ferirti! Peccato non vivere vicino, cara laura: la mia soffitta ospita di sicuro lastre di vetro molate adatte al tuo carrellino (anni fa ne comprai un gran quantitativo ad un mercatino dell’usato, non chiedermi perchè, ci sono domande a cui nemmeno sotto ipnosi potrei rispondere…).
L’importante è che tu stia bene, e pensa che pulire il carrellino ti ha comunque regalato dei momenti di serenità (ho letto il manuale di pulizie del monaco buddhista, ed ho capito che devo avere uno spirito diverso mentro svolgo i lavori in casa, anche quelli tendenzialmente più fastidiosi!). Non avvilirti, ci mancherebbe, Laura!!!
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L’UNICO lato positivo? È quello che comunque era uno di quegli oggetti del passato, sempre in mezzo ai piedi, di cui avevo bisogno di liberarmene, prima o poi. Ma sarebbe stato meglio PRIMA di fare tutta quella fatica!! Qui anche il nostro caro monaco buddhista avrebbe imprecato un po’… 😀 anche se in realtà io sono rimasta letteralmente ammutolita con un fumetto sospeso sulla testa con su scritto “e ‘mo?”…
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Non hai imprecato: molto zen, decisamente 😀
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Mi hai strappato una risata, ci voleva proprio… Meno male che ci sei! 🙂
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